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CAPTAIN PHILLIPS

Richard Phillips (Tom Hanks): «Il mondo va avanti velocemente, di questi tempi sta cambiando tantissimo.»

Citazione tratta da Captain Phillips - Attacco in mare aperto, film diretto da Paul Greengrass. 

Quella pronunciata da Richard Philips è una frase di piena attualità: «Il mondo va avanti velocemente, di questi tempi sta cambiando tantissimo». E sta cambiando soprattutto il “mondo” degli asset digitali, criptovalute in primis. Ma non sempre si tratta di miglioramenti. È il caso della Banca centrale cinese, che recentemente ha annunciato che tutte le transazioni effettuate con criptovalute nel Paese saranno considerate «illegali». Parliamo di una decisione significativa, che riguarda uno dei mercati più importanti a livello internazionale nell’ambito delle monete digitali. Venerdì scorso, appena resa pubblica la notizia, una serie di ribassi si sono abbattuti sul mondo delle cripto, a partire dal bitcoin.

Secondo la Banca Centrale, che ha diffuso un comunicato congiunto assieme ad altri 11 enti governativi, la «speculazione tramite criptovalute» sta «turbando l’ordine economico e finanziario e favorendo la crescita di attività illegali e criminali». Con queste motivazioni, l’istituto ha quindi vietato a tutte le piattaforme internazionali che forniscono servizi di compravendita di criptovalute, come Coinbase e Binance, di operare in Cina. È stato inoltre sottolineato che «ci sono conseguenze legali per gli individui e le imprese che partecipano alle attività di scambio delle valute virtuali».

Rimangono tuttavia alcune questioni da chiarire. La Banca Centrale non ha infatti precisato con quali mezzi intende rendere operativo il suo divieto, tema fondamentale poiché le monete virtuali sono, per loro natura, basate su sistemi decentralizzati e sono alquanto difficili da controllare.

La mossa dell’istituto, per quanto repentina, non può stupire del tutto, perché fa parte di una campagna contro le criptovalute che viene portata avanti già da un po’ di anni. Nel 2018, erano stati vietati gli scambi di monete virtuali ai cittadini sulle piattaforme cinesi, ma non ne era stato vietato il possesso né lo scambio su operatori di mercato stranieri tramite Internet. Pertanto, da allora le transazioni non si erano mai fermate.

C’è poi la questione del mining, ovvero il processo di estrazione delle valute virtuali. Negli ultimi mesi le autorità di Pechino avevano implementato alcune misure volte a reprimere tale attività nel Paese, pur non vietandola di per sé. Ma con il nuovo annuncio, anche il mining è diventato del tutto fuori legge. È una decisione estremamente pesante per il mondo delle criptovalute, considerato che circa il 60% di tutte quelle in circolazione viene estratto proprio in Cina.

Nel Paese asiatico, oltre a quello delle cripto, c’è anche un altro mondo che sta cambiando velocemente, ovvero l’immobiliare. Sotto i riflettori c’è innanzitutto il caso Evergrande, colosso cinese operante in questo settore, che sta soffrendo per il suo super-indebitamento. Il rosso sui propri libri contabili da 309 miliardi di dollari (il 2% del Pil cinese) da settimane sta agitando gli osservatori e sta causando ripercussioni sulle Borse di tutto il mondo. Il pericolo più grande è che dal suo possibile fallimento si potrebbe innescare una reazione a catena, con implicazioni anche al di fuori dei confini nazionali. Ma secondo alcuni analisti, il gigante del mattone è "too big to fail", troppo grande per fallire, e il governo farà di tutto per trovare una soluzione, al fine di mantenere la stabilità finanziaria e sociale.

Alcuni osservatori ritengono, pertanto, che il confronto con la crisi dei mutui subprime scoppiata negli Usa tredici anni fa è fuori luogo. Pechino penserà ad un qualche tipo di ristrutturazione, evitando una bancarotta caotica. Al contrario, si rischierebbe un vero collasso, poiché le passività di Evergrande coinvolgono più di 120 istituti di credito. Finora, la Banca centrale di Pechino è intervenuta immettendo liquidità per 120 miliardi di yuan (circa 18 miliardi di dollari).

Tra le possibili ricette del governo, stando al parere di alcuni esperti, non ci sarà un salvataggio diretto ma un mix di aggiustamenti già collaudati: cessione di debito, ridimensionamento delle attività societarie e pagamenti di emergenza. Insomma, una caduta controllata anziché un crollo violento. Ora bisogna però attendere di vedere le prossime mosse effettive di Pechino, mentre di certo sappiamo che l’immobiliare cinese «di questi tempi sta cambiando tantissimo».

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