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IL PIANETA DEL TESORO

John Silver: «Un momento, stammi un po' a sentire Jim Hopkins, tu hai la stoffa per compiere grandi imprese, ma devi prendere in mano il timone e tracciare la tua rotta, e devi seguirla, anche in caso di burrasca... E quando verrà il momento in cui potrai mettere alla prova la qualità delle tue vele e mostrare di che pasta sei fatto, beh, spero di essere lì, a godermi lo splendore della luce che emanerai quel giorno.»

Citazione tratta da Il pianeta del tesoro (Treasure Planet), film d’animazione del 2002 diretto da Ron Clements e John Musker. 

Proprio come nel discorso di John Silver, di fronte alla “burrasca” dell’inflazione, la Federal Reserve ha intenzione di prendere in mano il timone e tracciare la sua rotta. Nella riunione di questo mese, il presidente Jerome Powell – che sicuramente ha «la stoffa per compiere grandi imprese» – ha spiegato la nuova strategia della banca centrale. E nonostante abbia virato verso un atteggiamento da falco, i mercati stanno reagendo in maniera disciplinata. Le proiezioni della Fed in merito alle future variazioni dei tassi risultano oggi allineate a quegli operatori, consapevoli di un inasprimento delle misure, con previsione di tre rialzi nel 2022 (fino a tre mesi fa era uno solo).

E non ha creato caos la decisione di pianificare la fine del Quantitative Easing e della linea espansiva. Da gennaio, gli acquisti di titoli di Stato saranno ridotti di 20 miliardi di dollari al mese, e quelli delle mortgage-backed securities di altri 10 miliardi di dollari. La riduzione continuerà con questo ritmo, che è doppio di quello deciso a inizio novembre, fino a raggiungere quota zero a marzo.

La reazione composta del mercato al cambio di orientamento della Fed può essere spiegata anche come un gradimento, a fronte dei dati di inflazione persistente, di decisioni che confermano la credibilità dell’istituto e la sua capacità (nonché volontà) di adempiere al mandato di stabilità dei prezzi. Inoltre, non è da escludere che la linea morbida della tolleranza, adesso accantonata, possa essere riadottata qualora la ripresa economica si rivelasse meno solida delle aspettative o l’inflazione rientrasse più rapidamente di quanto previsto.

Da ora in avanti, comunque, il focus della banca centrale americana sarà sull’inflazione salariale. In particolare verrà monitorata con la massima attenzione la dinamica delle retribuzioni reali (ossia al netto dell’inflazione), la cui crescita non dovrà superare i guadagni in termini di produttività, altrimenti potrebbe presentarsi una nuova “burrasca” di spirale inflattiva. All’interno di tale contesto, gli analisti di Pictet Asset Management hanno lanciato un monito: «Questo ciclo economico eccezionale, scandito dallo shock pandemico intermittente, risulta difficile da interpretare in tutte le sue implicazioni macroeconomiche». Pertanto bisogna abituarsi alle nuove rotte delle banche centrali e alla volatilità che ne potrebbe scaturire.

Facendo un focus sull’Europa, va sottolineato che la Bce sta tracciando una rotta diversa dalla Fed. L’istituto guidato da Christine Lagarde ha infatti ribadito che non sono previsti rialzi dei tassi e che la riduzione della politica espansiva sarà condotta in maniera molto mitigata. Da un lato, la Bce ha annunciato che terminerà a marzo 2022 il programma straordinario PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme), grazie al quale sono stati acquistati (dall’anno scorso a oggi) titoli di Stato per un valore di circa 60-70 miliardi di euro ogni mese.

Dall’altro lato, però, l’istituto ha spiegato che il programma APP (Asset Purchase Programme), ossia il piano di acquisto ordinario di titoli di Stato, proseguirà fino al 2024 e anzi sarà potenziato. Nel secondo trimestre 2022, la Banca centrale europea aumenterà i fondi da 20 miliardi a 40 miliardi di euro al mese, per poi ridurli a 30 miliardi nel terzo trimestre e riportarli a 20 dall’ottobre del 2022.

Sul tema inflazione, l’Eurotower – che pone come obiettivo per i paesi dell’eurozona un livello di inferiore al 2 per cento – sostiene che i valori sono destinati a crescere anche nel 2022 ma con un progressivo rallentamento che porterà a una normalizzazione nel 2023. Ed è questa previsione ad aver influito sulla decisione di mantenere invariati i tassi; Lagarde ha detto di ritenere che l’inflazione tenderà a scendere senza l’intervento della Bce e che «un rialzo dei tassi d’interesse adesso non avrebbe effetto sullo shock inflazionistico che sta colpendo l’economia europea, ma colpirebbe i redditi disponibili delle famiglie, ponendo un freno alla ripresa». A chi teme un’Eurotower troppo colomba aveva già risposto lo scorso mese Isabel Schnabel, membro del Comitato esecutivo: «se pensassimo che l’inflazione possa fermarsi stabilmente oltre il 2 per cento, reagiremmo senza ombra di dubbio». Ma al momento la burrasca europea pare gestibile. 

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