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LA NAVE SEPOLTA

Basil Brown (Ral- ph Fiennes): «Dai tempi delle prime impronte umane sul muro di una grotta siamo parte di una cosa che continua.»

Citazione tratta da La nave sepolta (The Dig), film del 2021 diretto da Simon Stone.

Sutton Hoo, nel Regno Unito, è il sito di due cimiteri anglosassoni del VI e VII secolo, uno dei quali conteneva una nave funeraria. Un’importantissima scoperta raccontata ne La nave sepolta, pellicola in cui Ralph Fiennes, nei panni dell’archeologo Basil Brown, diche che «dai tempi delle prime impronte umane sul muro di una grotta siamo parte di una cosa che continua». Questo per ricordare l’importanza del legame che abbiamo con la storia, anche – possiamo aggiungerlo – in una chiave di lettura economico-finanziaria.

Basti pensare all’intervento di Margrethe Vestager al convegno annuale dell’Antitrust italiano, svoltosi la settimana scorsa a Roma. «Pensavo che niente potesse farmi amare di più Roma», ma poi «ho scoperto che è stata la culla della legislazione sulla concorrenza», ha spiegato la vicepresidente della Commissione europea e commissario (appunto) alla concorrenza. Appartiene infatti all’Antica Roma, probabilmente al periodo dell’imperatore Augusto o addirittura di Giulio Cesare, la norma originaria contro i cartelli: «Chiunque avesse commesso un atto o avesse formato un’associazione allo scopo di aumentare il prezzo delle provvigioni avrebbe dovuto pagare una multa di venti monete d’oro», ha sottolineato la Vestager.

Un legame storico di forte impatto sull’attualità, poiché ancora oggi i cartelli «sono la maggior minaccia alla competizione», o, utilizzando le parole di una sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti, il «male supremo per la competizione». E la Commissione europea si sta impegnando a fondo nella lotta ai monopolisti, senza ridurre il proprio impegno nemmeno durante la pandemia, tanto che ha multato dei produttori di automobili per oltre 875 milioni di euro e varie banche per circa 400 milioni.

Parlando dell’antico diritto romano, la Vestager ha sottolineato che questo si «occupava di una tipologia specifica di cartello: gli accordi di fissazione dei prezzi». Tali attività «sono ancora il pane quotidiano del nostro lavoro, insieme agli accordi di ripartizione del mercato», ha poi aggiunto la vicepresidente. La quale è famosa anche per la sua determinazione per tutelare la concorrenza sui mercati digitali, arginando lo strapotere delle multinazionali big-tech. Margrethe Vestager, infine, ha concluso il suo intervento con una frase a effetto: “Come avrebbe detto Giulio Cesare, il dado è tratto. E i mesi e gli anni a venire mostreranno i risultati”.

Ma l’Europa dovrebbe prendere spunto da Roma Antica (ricordandosi che «siamo parte di una cosa che continua») anche sul fronte delle dispute geopolitiche. L’Urbe, infatti, offre notevoli esempi di pragmatismo che sarebbero di aiuto nel duro confronto con la Russia sul gas naturale, che sta impattando anche sui futures annessi. Cosa sta succedendo? Partiamo dall’inizio: Mosca è esportatrice della materia prima utilizzata come fonte di energia, mentre Bruxelles è importatrice. Recentemente, il presidente russo Vladimir Putin ha aperto a maggiori erogazioni verso l’Europa, ma c’è una condizione precisa. Il Cremlino ha infatti spiegato che le forniture supplettive sono strettamente legate al Nord Stream 2.

Parliamo di un gasdotto che, attraverso il Mar Baltico, trasporta direttamente il gas proveniente dalla Russia in Europa occidentale, passando per la Germania. L’infrastruttura e i piani per il suo ulteriore utilizzo sono al centro di forti critiche da parte degli Usa, dai tempi dalle amministrazioni di Barack Obama e Donald Trump. La Casa Bianca teme una crescente dipendenza di Berlino e del resto d’Europa dal gas russo, perché Mosca potrebbe usare questa dinamica per fare pressioni sull’Ue.

Ad oggi, l’energia elettrica consumata nell’Unione Europea dipende per il 20% dal gas di Putin. Il Cremlino non intende fare sconti e continua a snobbare le rotte di approvvigionamento alternative al Nord Stream 2. Contribuendo così all’aumento dei costi: dallo scorso marzo, il prezzo del gas naturale si è impennato, passando da circa 18 euro per me- gawattora agli oltre 60 euro di fine settembre. Dunque, cosa farebbero gli antichi romani se si trovassero qui oggigiorno? Difficile dirlo, ma certamente non rimarrebbero fermi a guardare la crescita del potere di Putin. Certo, nemmeno l’Ue vuole darla vinta alla Russia, ma la via per l’indipendenza energetica appare ancora lunga.

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