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(500) GIORNI INSIEME

«Scherzi a parte, sai cosa sogno qualche volta? Di volare. Comincia come una corsa a perdifiato e allungo il passo sempre di più. Intanto il terreno sotto di me diventa sassoso e ripido e ad un certo punto vado così veloce che non tocco nemmeno più terra»

Sole Finn (Zooey Deschanel) in (500) giorni insieme di Marc Webb.

«Una corsa a perdifiato» è l’immagine che descrive l’andamento del titolo di Jp Morgan venerdì scorso (+4,7%), dopo la pubblicazione dei risultati di bilancio. I numeri parlano chiaro: nel primo trimestre 2019 gli utili sono aumentati del 5% rispetto allo stesso periodo del 2018, arrivando così a quota 9,18 miliardi di dollari. L’Eps (earnings per share) è quindi pari a 2,65 dollari. Salgono anche i ricavi, che passano da 27,91 miliardi a 29,1 miliardi. I dati battono il consenso degli analisti che si aspettavano un utile per azione di 2,35 dollari e ricavi per 28,44 miliardi.

Anche Wells Fargo ha pubblicato la trimestrale, ma non c’è stato nessun «allungo» e, anzi, il titolo ha chiuso la seduta di venerdì 12 aprile con una perdita del 2,6%. Nonostante i buoni risultati: nel primo trimestre 2019 i profitti sono arrivati a 5,86 miliardi, in aumento rispetto ai 5,14 miliardi registrati tra gennaio e marzo 2018. Gli utili per azione si attestano a 1,2 dollari, sorpassando le stime degli analisti di 1,09 dollari. In leggero calo i ricavi a 21,61 miliardi dai 21,93 miliardi dei primi tre mesi del 2018 ma, anche in questo caso, sono state battute le previsioni di 21,01 miliardi. A pesare sul titolo di Wells Fargo sono state le dichiarazioni del CFO, John Shrewsberry, che ha prospettato un calo dei margini d’interesse nel corso del 2019.

Le trimestrali americane non si fermano qui: Citigroup ha chiuso i primi tre mesi del 2019 con un utile netto pari a 4,7 miliardi di dollari, contro i 4,6 miliardi dello scorso anno. Goldman Sachs invece ha terminato il periodo con profitti in calo del 21% su base annua a 2,25 miliardi.

Rimanendo negli States, gli operatori sono ottimisti sull’andamento delle trattative commerciali tra Washington e Pechino. Il segretario del Tesoro americano, Steven Mnuchin, nel fine settimana si è dichiarato fiducioso sul fatto che le due superpotenze siano ormai vicinissime alla firma, sottolineando che l'accordo in via di definizione va molto oltre i precedenti sforzi fatti per aprire il mercato cinese alle imprese Usa. «La corsa a perdifiato» per arrivare a un compromesso sembra quindi vicina al termine.

A livello monetario, Donald Trump è riuscito a tenere alto il morale degli investitori grazie al suo nuovo attacco alla Federal Reserve guidata da Jerome Powell. Il presidente degli Stati Uniti ha scritto su Twitter che se la banca centrale non avesse alzato i tassi nel corso dell’anno scorso, il Pil sarebbe cresciuto di più e Wall Street avrebbe registrato un allungo ancora più marcato. L’inquilino della Casa Bianca continua infatti a sostenere una politica espansiva da parte della Fed.

Nel Vecchio Continente, il Consiglio dell’Unione Europea ha dato il via libera al mandato negoziale della Commissione Ue per la trattativa sulla riduzione delle tariffe sui beni industriali con gli Stati Uniti.

Sul fronte Brexit è stata accettata la richiesta del Regno Unito di posticipare ulteriormente il termine dell’uscita inizialmente prevista il 29 marzo e già rinviata al 12 aprile. La nuova deadline è fissata al 31 ottobre. Il rinvio è stato necessario per evitare il no-deal, l’ipotesi più temuta dagli investitori, dopo le ripetute bocciature delle proposte presentate dalla premier Theresa May al Parlamento britannico.

Come per Jp Morgan e Wells Fargo, anche per Vivendi è tempo di trimestrale. I ricavi tra gennaio e marzo 2019 sono cresciuti grazie alla solida performance della controllata Universal Music Group e al consolidamento di Editis, avvenuto a febbraio. In particolare, il fatturato della società francese è arrivato a 3,46 miliardi di euro (+10,7% rispetto ai 3,12 miliardi del primo trimestre dello scorso anno e oltre le stime di 3,39 miliardi). Il titolo non è tuttavia riuscito a iniziare nessuna «corsa a perdifiato», e ieri ha registrato un lieve rialzo.

Stesso discorso per i listini europei che ieri hanno chiuso, tendenzialmente, con timidi rialzi percentuali. E all’orizzonte, per il momento, è difficile prevedere un sensibile allungo del passo dei mercati.

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