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CAPITAIN AMERICA

“ A volte, per costruire un mondo migliore occorre distruggere quello vecchio, e questo crea nemici.

Peggy Carter: Non hai mai pensato di scappare via?

Steve Rogers: Se cominci a scappare non ti fermi più. Li affronti, ti ribelli. Devi andare avanti lo stesso, no?

Capitan America: Perché io?

Abraham Erskine: Perché l'uomo debole conosce il valore della forza, conosce il valore del potere. Teschio Rosso: Tu sei un illuso Capitano, fai finta di essere un semplice soldato, ma nella realtà hai solo timore di ammettere che abbiamo lasciato l'umanità alle nostre spalle! E a differenza di te io l'accetto con orgoglio, senza paura!

Steve Rogers/Capitan America: Allora come mai scappi?

Tratto da “Capitan America. Il primo vendicatore”

Al Forum economico di Davos, il film girato da Donald Trump, è stato American First, il presidente sembrava interpretare Capitain America. Il personaggio è nato come elemento di propaganda durante la seconda guerra mondiale, dove rappresentava un'America libera e democratica che si opponeva a un'Europa imperialista e bellicosa.

Oggi l’Europa non è bellicosa, né imperialista ma se guardiamo al rosso della bilancia dei pagamenti Usa, per Trump, l’Europa è tra i cattivi, ovvero quei Paesi che guadagnano, e molto, dallo scambio commerciale con la prima nazione economica al mondo.

Anche quest’anno la Germania si avvia a chiudere con un surplus fortissimo: a novembre era pari a 262 miliardi di euro, pari all’8% del Pil, nel 2016 era il 9% del Pil, dopo l’8,3% dell’anno prima. Il dato non rispetta i trattati europei che pone un tetto al 6% del Pil. Anche la direttrice del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, ha invitato la Germania ad aumentare gli investimenti per ridurre il surplus. Il numero uno della Bundesbank, Jens Weidmann, ha replicato a muso duro dicendo che aumentare la spesa per ridurre il surplus tedesco è “un’impresa futile”.

Nonostante eroi e supereroi e l’eterna lotta tra bene e male, anche i film si stanno adeguando alla realtà e la figura del cattivo e del buono ha confini sempre più labili. A Davos, infatti, Trump non è stato accolto come un eroe ma colui che ha pronto un pacchetto per sovvertire l’ordine mondiale, con il rispolvero delle politiche protezionistiche.

Il buono, arrivato quasi dal nulla, è stato il premier indiano, Narendra Modi secondo cui: il protezionismo e la tentazione di riportare indietro le lancette dell'orologio sul tema della globalizzazione rappresentano "una minaccia non meno preoccupante del cambiamento climatico e del terrorismo".

Ora le Borse lo sanno bene, si tratta di fumetti. E’ per questo che gli indici hanno

guidata dalle Banche centrali, i mercati hanno già iniziato a muovere i tassi dei rendimenti verso livelli più reali.

Il decennale statunitense si è, infatti, spinto fino alla soglia del 2,70%, e quello a due anni il 2,15%, ai massimi da settembre 2008. Le vendite stanno interessando tutti i tratti di curva. Con il deprezzamento del dollaro e l’aumento del greggio, aumentano le spinte inflazionistiche. Nel breve non ci sono grandi timori, ma pensare che anche

aggiornato nuovi record. Stavolta anche Francoforte e Parigi si sono aggiunti ai Paesi con le Borse sui massimi storici. I listini mondiali stanno per chiudere un mese, quello di gennaio, tra i migliori dell’ultimo decennio.

L’economia va talmente bene che, anche la voluta o meno debolezza del dollaro, a parte Mario Draghi, interessa a pochi. Corrono euro e yuan sulla valuta statunitense. La moneta unica è sui massimi da tre anni sul biglietto verde e lo yuan sui top da due anni. Lo yuan si è rafforzato di altri 169 punti base sul dollaro, dopo che la Banca centrale cinese (Pboc) ha fissato la parità bilaterale a quota 6,3267.

La straordinaria forza dell’euro, al posto di essere una debolezza e un timore per le esportazioni e la bilancia dei pagamenti è letta, nel breve, dal mercato e dagli economisti, come un’ottima notizia.

Il forte rialzo dell’euro sul dollaro, +19,5% dall’inizio del 2017 ha permesso di tenere a bada l’inflazione. Gli economisti calcolano che senza questo movimento l’indice dei prezzi in Europa sarebbe dello 0,7% maggiore di adesso.

Ora, facendo due calcoli, e aggiungendo all’1,3% attuale lo 0,7%, si arriva al 2% fissato dai trattati Europei e, contro il quale, anche il supereroe Draghi non potrebbe fare niente.

Anche in questo caso i mercati si sono mostrati molto più realisti dei fumetti. Prima ancora che la normalizzazione venga guidata dalle Banche centrali, i mercati hanno già iniziato a muovere i tassi dei rendimenti verso livelli più reali. Il decennale statunitense si è, infatti, spinto fino alla soglia del 2,70%, e quello a due anni il 2,15%, ai massimi da settembre 2008. Le vendite stanno interessando tutti i tratti di curva. Con il deprezzamento del dollaro e l’aumento del greggio, aumentano le spinte inflazionistiche. Nel breve non ci sono grandi timori, ma pensare che anche il tasso di disoccupazione inferiore al tasso naturale di disoccupazione non avrà riflessi sui salari, non è realistico. Tornando sul fronte bond, andamento simile anche per la curva tedesca, mentre sta tenendo meglio il comparto periferico. In area euro, continua il rialzo dei tassi governativi. In particolare evidenziamo il rialzo del tasso a 5 anni tedesco giunto in prossimità dello 0%, ai massimi da dicembre 2015. Il tasso decennale si è portato a 0,7%, mentre quello italiano sopra il 2%. Sulle commodity, si restringe il gap Wti – Brent, in prossimità dei 4 dollari al minimo da agosto, con il Wti che si porta sui 65 dollari, sulla notizia di una forte ripresa dei campi di shale gas. Tuttavia l’elemento che continua a rappresentare un driver importante per tutte le materie prime è il dollaro, il cui rafforzamento sta favorendo vendite anche sull’oro, sceso sotto i 1250$/oncia. Metalli industriali poco sopra la parità con il nichel salito al massimo dal 2015.

Ora, nonostante le dichiarazioni dei politici, gli unici supereroi sono i mercati. Da un lato i governativi guidano verso una fase di normalizzazione e, con il supereuro, si stanno evidenziando opportunità interessanti in valuta estera. Dall’altra i mercati azionari mostrano una resilienza incredibile: più vengono attaccati più corrono.

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