DOCTOR STRANGE
«Doctor Strange: Dunque, ho una lista nera di individui ed esseri di altri regni che potrebbero minacciare la Terra. Il tuo fratellino adottivo, Loki, è in questa lista.
Thor: Ne è senz'altro degno.»
Dialogo tratto da Doctor Strange, regia di Scott Derrickson.
Difficile trovare somiglianze tra Donald Trump e Benedict Cumberbatch. Eppure qualche analogia esiste: il presidente americano, proprio come Doctor Strange (interpretato dall’attore britannico nel film di Scott Derrickson), ha una lista nera dove inserire chi è ritenuto una minaccia. Ed è su questo fronte che si combatte una delle tante battaglie tra Stati Uniti e Cina. Washington ha infatti inserito Huawei e 70 delle sue affiliate nella Entity List, una sorta di lista nera – appunto – del commercio a stelle e strisce. Con questa decisione vengono limitati gli acquisti di componenti da parte del colosso asiatico da società americane le quali, a loro volta, devono ottenere una licenza specifica per fare affari con Huawei. Tra le compagnie statunitensi fornitrici del gruppo cinese ci sono Intel, Qualcomm, Western Digital, Micron, Seagate e Broadcom. I primi effetti della decisione di Trump sono già arrivati. Google ha infatti revocato la licenza per il sistema operativo Android, utilizzato su tutti gli smartphone di Huawei. Di conseguenza, il gruppo asiatico dovrebbe avere accesso soltanto alla versione open-source di Android. Si tratta di una pesante limitazione che riguarda tutti i possessori di smartphone Huawei, compresi quelli già sul mercato. Inoltre, i prossimi dispositivi del colosso cinese potrebbero non supportare numerose app e funzionalità, come YouTube, Gmail e lo store Google Play. Una scelta analoga è stata presa da Intel, i cui processori supportano i notebook Huawei. L’azione di Donald Trump rende così ancora più tese le trattative tra le due superpotenze per porre fine alla guerra dei dazi. Notizie positive arrivano invece dall'indice manifatturiero elaborato dalla Fed di Filadelfia, che monitora il morale delle imprese: a maggio si è attestato a 16,6 punti, in rialzo rispetto agli 8,5 di aprile. Il dato ha superato il consenso degli economisti che prevedeva un risultato a quota 10. Inoltre, ad aprile, il numero di cantieri avviati per la costruzione di nuove case negli Usa è salito del 5,7% su base mensile.
La lista nera e le tensioni tra Stati Uniti e Cina hanno avuto ripercussioni negative anche sui mercati europei che ieri hanno chiuso in ribasso. Sul listino di Milano (-2,7%), inoltre, è pesato anche lo stacco delle cedole di oltre 70 società. Il titolo di Intesa Sanpaolo è stato tra quelli che ne ha risentito maggiormente e ha perso oltre l’8%. L’Italia rischia anche di scontare le continue scintille tra i due partiti della maggioranza di governo, Lega e Movimento 5 Stelle, e i rispettivi toni da campagna elettorale (in Italia si vota per le elezioni europee domenica 26 maggio). Le recenti dichiarazioni di Matteo Salvini, che si è detto pronto a superare il limite del 3% di deficit, secondo diversi operatori hanno influito sull’aumento dello spread Btp-Bund.
Note positive per l’Europa arrivano dall’economia tedesca: i dati evidenziano una crescita (destagionalizzata) congiunturale dello 0,4% nel primo trimestre dell’anno. A fare da traino sono stati soprattutto i consumi interni, nonché gli investimenti edilizi e nelle attrezzature.
In Cina, invece, bisogna fare i conti con segnali di rallentamento dell’economia. Ad aprile le vendite al dettaglio sono aumentate del 7,2% su base annua, il ritmo più lento dal maggio 2003 secondo i dati del National Bureau of Statistics. Il risultato è inferiore rispetto alle attese degli economisti, che stimavano un +8,6%. Il calo può dipendere dal fatto che i consumatori cinesi iniziano a ridurre la spesa per prodotti di uso quotidiano, dall'assistenza personale ai cosmetici, e continuano a evitare di acquistare beni costosi come le automobili. Rallenta più del previsto anche la produzione industriale: +5,4% ad aprile contro le previsioni di oltre il 6%.
Passando alla politica monetaria, i riflettori sono adesso puntati sul 22 maggio, data in cui verranno pubblicati i verbali della riunione di inizio mese della Federal Reserve. Il 23 maggio toccherà invece alla BCE rilasciare le minute dell’ultimo incontro.