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GERONIMO

“Io sono nato nelle praterie dove il vento soffia libero e non c’è nulla che ferma la luce del sole. ...

Il sole, il buio, il vento stanno ascoltando che cosa abbiamo da dire. Con tutta questa terra, perché non c’è abbastanza posto per gli Apache? Perché Occhio-Bianco vuole per sé tutta la terra? (Geronimo).

Nessuno sa perché Dio ha permesso ai bianchi di prendersi la nostra terra. Perché dovevano essercene così tanti di loro? Perché ave- vano così tante armi e tanti cavalli? Per molti anni, Dio ha fatto di me un guerriero. Nessun’arma, nessuna pallottola avrebbero mai potuto uccidermi. Era il mio spirito... Adesso il mio tempo è finito. Forse adesso è finita l’epoca della nostra gente. (Geronimo).

Odio gli idealisti: riescono sempre a creare una confusione incredibile. (Brig. Gen. Nelson Miles)

Non avrei mai dovuto arrendermi: avrei dovuto combattere fino a quando non fossi rimasto l’ultimo uomo vivo.

Citazioni dal film: “Geronimo, una leggenda americana” di Walter Hill.

Sui mercati è in atto una guerra, molto sottile, che ha a che fare con il predominio economico. Lo sa la Cina, lo sanno gli Stati Uniti. Nessuno vuole lo scontro, non si combatte più così. Ma tutti vogliono predominare abracciando l’altro o meglio utilizzando la forza dell’avversario.

Tradotto in gergo economico, se la Cina è in grado di produrre a basso costo i chip, o riesco a sfruttarla, usando quei componenti per creare prodotti che mi assicurano maggior valore aggiunto senza diventarne però dipendente o sono costretto a produrli in casa ma i costi lievitano.

Questo scambio mi deve offrire un vantaggio, altrimenti nel lungo andare, il gap si amplia e anche la dipendenza. La bilancia a più piatti di Trump si muove su questo precario equilibrio. La Cina è un partner importante ma la relazione deve essere a vantaggio degli Usa. Oggi è in forte svantaggio, 370 miliardi di dollari. L’obiettivo, praticamente impossibile secondo gli analisti, è ridurre questo gap di 200 miliardi l’anno.

Ora se non è conveniente una guerra con il tuo nemico, abbraccialo. Pechino, dopo giorni di trattative tra delegazioni ai massimi livelli a Washington, ha acconsentito a nuovi impegni per l’acquisto di beni e servizi “made in Usa”.A chiusura del round di colloqui, una dichiarazione congiunta sino-americana ha affermato che i due Paesi concordano sulla necessità di «misure efficaci per ridurre significativa- mente il disavanzo degli Stati Uniti in beni con la Cina» e che a questo fine la Cina «aumenterà siginificativamente gli acquisti di beni e servizi statunitensi». Due settori vengono menzionati in particolare: agricoltura e energia.

 

La Casa Bianca si è, da parte sua, mossa per riabilitare il gigante delle telecomunicazioni cinese Zte, accusato di vio- lazione di sanzioni e di minacciare la sicurezza nazionale, proprio in cambio di aperture sull’agricoltura. Mentre ancora le authority cinesi hanno sbloccato l’acquisizione da 18 miliardi dei chip di memoria di Toshiba da parte del fondo Usa Bain Capital e considereranno un via libera alla fusione tra l’americana Qualcomm e Nxp.

E’ un equilibrio tra Stato e aziende globali per comprendere quale sia la strada più vantaggiosa. Trump ha inteso così la politica estera. La ricerca di un vantaggio o un conflitto teso a un miglioramento della situazione Usa: America First, che per qualcuno si sta trasformando in America Alone. Questa politica sta avendo riflessi su tutte le maggiori variabili macro. Dal petrolio, con la forte influenza dello shale gas. Sui tassi di cambio, influenzati dalle battaglie sui dazi. E rischia anche di aver impatti non trascurabili sulle stime di crescita. Chi vincerà questa guerra?

La risposta non è semplice, perchè non si capisce più se è una battaglia tra Stati o Big Tech. Le prime hanno confini ben definiti le seconde no. Un gestore deve scommettere, gettare la sua fiche. Ad oggi gran parte del surplus commerciale di Germania e Giappone è legato, all’export di auto. Il mondo dell’auto però si sta rivoluzionando. E il cambiamento avverrà in maniera più veloce delle attese. Pensare a un settore auto che in 20 anni si trasforma, magari seguendo il sul modello di business di Uber, significa prevedere impatti fortissimi sul prezzo del greggio, sui principali produttori e sulle bilance commerciali di diversi Paesi e dunque sui tassi di cambio. E abbiamo parlato solo dell’auto, con cui le tensioni tra Usa-Cina, Usa Europa e Usa-Giappone sono elevate.

In Europa riemerge la situazioe italiana, con lo spread che si allarga, pericolosamente difronte alle promesse senza co- pertura del nuovo esecutivo. Significa euro debole, tensione sui finanziari.

Vi possono essere uno cento, diecimila Geronimo, ma il loro tempo è finito. La Borsa è un continuo di autodistruzioni e nuve realtà emergenti. Bisogna scrutare il cambiamento per anticiparlo. Nuove potenze stanno emergendo nuovi equilibri si manifesteranno. Ma il nostro portafoglio deve essere pronto a replicare in anticipo il cambiamento.

 

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