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IL TRONO DI SPADE

Se in guerra bastassero i numeri, i matematici governerebbero il mondo
Una regina che uccide chi le è devoto, non è una regina che ispira devozione.
Shireen: Tu prima eri un pirata?

- Davos: Non sono mai stato un pirata, ero un contrabbandiere.

Shireen: Che differenza c'è?

Davos: Se sei un contrabbandiere famoso hai sbagliato qualcosa.”

Lasciate un solo lupo vivo e le pecore non saranno al sicuro.
Quando la battaglia Nord sarà finita, qualcuno avrà vinto, capisci? Se i non morti vincono, marceranno a sud e ci uccideranno tutti. Se i vivi vincono, e li abbiamo traditi, marceranno a sud e ci uccideranno tutti.

Citazioni  dalla serie tv : “Il torno di spade” di David Benioff.

La campagna elettorale per le lezioni di Mid Term è agli sgoccioli. Il presidente Donald Trump affila le armi. In questo cartello, riprende la grafica della serie Tv, “Il trono di spade” per annunciare l’avvio delle sanzioni all’Iran. Come ormai da diversi mesi ci ha abituato Trump, ogni trattativa è un continuo alternarsi di toni alti seguiti dalla  ricerca di un compromesso, il bastone e la carota. 

In particolare dalle sanzioni  per chi commercia con l’Iran sono esclusi Cina, India, Corea del Sud, Turchia a cui si aggiungono Italia e Grecia. Fatti due conti i Paesi esentati  sono i maggiori importatori di greggio iraniano per calmierare un eventuale rialzo del greggio.

Martedì, con diversi fusi orari di mezzo, si voterà per rinnovare i 435 seggi della Camera dei deputati, un terzo dei 100 seggi al Senato e 39 governatori in 36 Stati e tre Territori (Guam, Virgin Island e Northern Mariana Island).  Le elezioni Midterm sono locali, ci si gioca la vittoria distretto per distretto, tra candidati più vicini agli elettori. I repubblicani ora hanno la maggioranza alla Camera con 235 seggi a 193 e al Senato con 51 seggi a 49. L’ultimo poll di RealClearPolitics dà il Senato ai repubblicani (50 seggi a 44) e la Camera ai democratici (203-196). Nella corsa dei governatori vince 21 a 18 il Grand old party.

 Trump, come nelle presidenziali 2016, ha proseguito per la sua strada, a lanciare messaggi contro. Contro i democratici che «vogliono far arrivare qui i peggiori criminali, gli spacciatori, gli stupratori». Contro l’«invasione aliena dei migranti» per cui bisogna chiudere la frontiera con il Messico e inviare 15mila soldati. Contro i giornali e le tv, «i veri Nemici del Popolo». Due mesi girando in lungo e in largo in questo sterminato Paese, in una miriade di comizi nel tentativo di conquistare gli elettori indecisi o quell’America profonda che sogna di ridiventare grande.

Da un lato l’impero Usa, alle prese di una “guerra” al suo interno tra democratici e republlicani che utilizza toni infuocati con l’esterno per rinforzare la posizione politica al suo interno.

Dall’altra parte del mondo un altro impero cresce con l‘obiettivo, non di nuove guerra commerciali ma di sfruttare al meglio la collaborazione.

Nel suo discorso inaugurale all’importantissima China International Import Expo di Shanghai, il presidente cinese Xi Jinping ha giocato la sua carta per uscire dalla guerra commerciale con gli Stati uniti e ha avvertito –– che la Cina sarà il vero motore, il centro del commercio mondiale nei prossimi 15 anni. Un segnale che né gli Stati uniti, né le altre potenze economiche del mondo, compresa l’Europa, potranno ignorare.

“La pratica della legge della giungla, dove chi vince prende tutto, conduce a un finale negativo” ha spiegato il presidente cinese. Invece – ha proseguito – “l’inclusione e la reciprocità, benefici per tutti sono la strada da seguire”. Sono quegli accordi, quei rapporti “win-win”, reciprocamente benefici, che i vertici cinesi ripetono da sempre come un mantra e che anche ieri il presidente cinese ha ribadito.

Oltre alle parole, Xi Jinping ci ha messo dei numeri importanti. Ha affermato che la Cina intende importare nei prossimi 15 anni qualcosa come 30mila miliardi di dollari di beni stranieri e 10mila miliardi di dollari in servizi. E, per farlo, intende abbassare le tariffe per le importazioni, accrescere le possibilità di accesso al mercato, trattare le compagnie straniere in maniera equa, allentare i vincoli alla proprietà straniera in settori come l’educazione e la sanità, dove la Cina presenta una forte domanda. E’ chiaro che il primo destinatario del messaggio è a Washington, per quanto Xi Jinping non abbia citato neanche una volta il presidene americano nel suo discorso durato 35 minuti. Negli ultimi giorni Trump si è mostrato più aperto e ottimista rispetto alla possibilità di raggiungere un accordo sul commercio con Pechino. La scorsa settimana ha avuto un lungo colloquio telefonico col suo omologo cinese e ha segnalato, in un tweet, che i negoziati procedono. C’è molta attesa per il G20 che si terrà a Buenos Aires che si terrà a fine mese. Lì i due leader dovrebbero incontrarsi. Tradotto sui mercati la Guerra commerciale non fa più paura, il vero grande timore è la crescita mondiale. Nel breve i repubblicani promettono nuove manovre fiscali espansive nel medio/lungo si teme la crescita del debito. La Cina guarda lontano e punta a una guerra soft dove confonde l’avversario tra collaborazione e conquista. Ma tutti i regni nascondo un punto debole: il debito pubblico e privato  cinese supera il 200%. Negli Usa, i forti tassi di crescita potrebbero rallentare.

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