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LA FORMA DELL'ACQUA

“Se parlassi di questo, se lo facessi... che cosa vi direi? Chissà... vi direi quando è accaduto. È successo tanto tempo fa durante gli ultimi giorni di regno di un Principe giusto... o vi dovrei parlare del luogo? Una piccola città vicino alla costa, ma lontano da tutto il resto... o non lo so, vi parlerei di lei la principessa senza voce o vi metterei solo in guardia sulla veridicità di questi fatti e sulla favola dell’amore e della perdita e del mostro che voleva distruggere ogni cosa...(Giles – Richard Jenkins)

Quando mi guarda, lui non vede quello che mi manca o quanto io sia incompleta. Lui mi vede per quel che sono.” (Selma)

Tratto da “La forma dell’acqua” di Guillermo Del Toro.

La creatura anfibia di Guillermo Del Toro, dio o mostro, a seconda dello sguardo che vi si posa, ha stravinto la notte degli Oscar Usa, portando a casa 4 statuette come miglior film e miglior regista, scenografia e colonna sonora. Arriviamo da una lunga fase in cui le banche centrali hanno inondato i mercati di liquidità. Immensi flussi di acqua pura dove sono arrivati hanno portato frutto. La forza dell’acqua è quella di non conoscere barriere, fluire dove vi è bisogno perché c’è un avvallamento. Unica legge: quella di andare a colmare i vuoti, al livello più basso e, di lì, iniziare, a riempire tutto quello che lo circonda. E poi, ancora, fluire lungo le vie di fuga, alla ricerca di zone aride da irrigare. Tutta questa liquidità ha portato nel mondo, quello economico, una forma strana, un mostro o un dio, a seconda da che parte lo si veda. Una creatura divina, come, nel film, di Del Toro capace di risanare le ferite, sensibile, ma con una forza stra- ordinaria. Oppure, questa enorme liquidità, la si può vedere come un mostro, con l’unico obiettivo di sfruttarlo, fino a puntare a sconfiggerlo, per vivisezionarlo o, ucciderlo, per non farlo cadere in mano ai nemici storici, in piena guerra fredda, come nel film.

Si può combattere la liquidità che, fino ad oggi, ha fatto correre i mercati, oppure si può cercare di costruire delle dighe per arginarla. Donald Trump ha deciso di costruire delle dighe. In pieno stile da guerra fredda, il presidente Usa ha an- nunciato nuovi dazi, rievocando i timori di una guerra commerciale. Così facendo, però, si uccide quella strana forma che la liquidità ha creato perché l’acqua porta frutto solo quando scorre; ferma, immobile, ristagna e porta morte.

La guerra commerciale di Trump ha destabilizzato alcuni mercati. Imbrigliare l’acqua o meglio la crescita economica con delle barriere, può solo rallentare la crescita stessa. Canada, Cina, Europa, dopo l’annuncio dei dazi sull’acciaio e sull’alluminio Usa, sono corse a vedere come reagire, quali nuove tasse sull’import inserire. La Cina ha dichiarato di non volere “una guerra commerciale con gli Stati Uniti, ma assolutamente non resterà ferma a guardare, mentre i suoi interessi vengono danneggiati. Prenderà le misure necessarie”.

Non si tratta solo di barriere commerciali, Del Toro ha commentato il premio ricordando: “Sono un immigrato come Selma, come Gael. Credo che la cosa bella del nostro mestiere sia cancellare le linee nella sabbia e dobbiamo continuare a farlo nonostante il mondo ci dica di tracciarle più a fondo. Da ragazzino in Messico non avrei mai pensato di farcela e invece eccomi qua”.

La forza e la bellezza dei mercati è proprio questa, grazie alla loro liquidità e a barriera molto basse, possono permet- tersi di essere fluidi e di volta in volta, andare a premiare, investire, in quelle società, quei paesi che promettono di crescere meglio di altri. La mancanza di muri per i mercati e gli investitori è sempre stata una ricchezza. E l’annuncio di Trump ha spaventato. Ma vi è anche un’altra lettura: il presidente americano, come ci ha già abituato in passato, sta solo alzando la voce. Con la Cina in particolare. L’Obiettivo non è una guerra, ma una pace. Scambi commerciali più equi tesi risolvere l’enorme deficit commerciali degli Stati Uniti. Sotto questa lettura, il calo di questi giorni dei mercati, è una buona occasione di acquisto.

Attraversato il mare, dall’Europa arrivano buone notizie. Nessuna guerra fredda. Angela Merkel sarà per la quarta volta cancelliera. L’inflazione non morde, quindi nessuna fretta per ridurre la liquidità, lasciando in vita la strana creatura, sperando sia in grado di continuare a sanare le ferite. Finora sul debito pubblico dei Paesi periferici è riuscita a fare molto bene. Ma ora le preoccupazioni non mancano, soprattutto per il post elettorale italiano, dove tutti i partiti hanno promesso l’impossibile. Per mantenere le promesse ci vorrebbe un miracolo. O, come sempre, la sceneggiatura: è colpa dell’Europa. Per ora sappiamo che un mostro, quello del debito pubblico italiano, è annegato nella liquidità, domani vedremo.

Come investitori continueremo a cavalcare la liquidità, l’obiettivo è quello di navigare in queste acque e se i mari, ovvero i mercati, stanno diventando un po’ più tortuosi e mossi, ci sposteremo verso lidi più sicuri senza avere timore di cancellare le fragili linee scavate nella sabbia.

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