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LA RISPOSTA È NELLE STELLE

Luke Collins: «Tutti prima o poi cadiamo, il problema non è se ma quando e quanto ti fai male.»

Citazione tratta da La risposta è nelle stelle, film del 2015 diretto da George Tillman Jr.

Anche i mercati prima o poi cadono, il problema è quanto si fanno male. E lunedì molti listini sono caduti e si sono fatti un po’ di male, sulla scia delle nuove paure legate al diffondersi del coronavirus. In Asia le perdite più consistenti si sono registrate in Corea del Sud: il Kospi è sceso del 3,8% dopo la notizia del rapido aumento dei contagi nel Paese asiatico, e il titolo del colosso automobilistico Hyundai Motor è calato di oltre il 4%. Sempre lunedì sono andati in picchiata i titoli delle compagnie aeree Korean Air Lines (-5,52%) e Asiana Airlines (-5,54%). Reuters ha fatto sapere che entrambe le società sospenderanno i voli a Daegu, la quarta città più grande della Corea del Sud. Il colosso degli smartphone sudocoreano Samsung ha invece annunciato sabato che un caso di coronavirus è stato confermato presso il suo stabilimento per la produzione di telefonia mobile; il titolo ha ceduto più del 2,5%. La paura manda giù Hong Kong, che ieri ha segnato un ribasso dell'1,79%. Anche il listino di Shanghai è caduto, ma si è fatto meno male (è sceso di appena lo 0,31%). La Borsa di Shenzhen, invece, è addirittura salita dell’1,24% sulla percezione che, almeno in Cina, l’espansione del virus stia rallentando.

Nel Paese di Confucio, comunque, non si abbassa la guardia. Anzi, è stata presa una decisione inusuale, ovvero il rinvio della plenaria dell'Assemblea nazionale del popolo, uno dei più importanti appuntamenti politici nazionali. L'apertura della sessione annuale dell'organo legislativo cinese era in programma per il prossimo 5 marzo. Tale evento richiama ogni primavera a Pechino circa 3.000 delegati da tutte le province, e il comitato permanete dell'Assemblea ha preferito non rischiare.  Durante l’assise – che si svolge in contemporanea con la Conferenza politico consultiva – la Cina fissa gli obiettivi futuri e fa il bilancio dei 12 mesi trascorsi. Nel corso della sessione, inoltre, il premier presenta il documento di lavoro necessario a stabilire i target di crescita e i budget per difesa e sicurezza, oltre alle priorità di politica economica.

In Europa la nazione più colpita dai contagi è l’Italia, in particolare il Nord del Paese. Al momento è difficile fare valutazioni precise sulle ricadute economiche, e il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ha parlato (al condizionale naturalmente) di un possibile impatto da oltre 0,2 punti di PIL. Il listino milanese, ieri, ha quindi chiuso in calo del 5,4%. Sempre lunedì sono “cadute” anche le altre piazze del Vecchio Continente: Dax -4%, Cac -3,9%, Ftse100 -3,5%.

Sul fronte macro è stata confermata la stima preliminare d'inflazione dell'Eurozona del mese di gennaio, che indica una accelerazione dei prezzi. Secondo EUROSTAT, l'aumento è pari all’1,4% su base tendenziale, in linea con le attese degli analisti. Nel mese precedente, invece, era stata registrata una crescita dell'1,3%. A livello mensile i prezzi al consumo sono scesi dell'1%, dopo il +0,3% del mese precedente, e anche in questo caso il risultato coincide con le previsioni. Se guardiamo all'inflazione core, ovvero depurata dalle componenti più volatili come alimentari freschi, energia, alcool e tabacco, viene registrato un aumento dell'1,1% su base annua e una diminuzione dell’1,7% a livello mensile.

Passando agli Stati Uniti bisogna segnalare la pubblicazione, avvenuta settimana scorsa, dei verbali della Federal Reserve relativi all’incontro del 28-29 gennaio, in cui il coronavirus è citato otto volte. L’epidemia è considerata un «nuovo rischio per l’outlook globale». Nel complesso, tuttavia, c’è un crescente ottimismo sull’economia statunitense, e la prospettiva è ritenuta «più favorevole rispetto all’incontro precedente, nonostante rimangano alcuni rischi». Dalle minute emerge inoltre che l’incertezza relativa al commercio «è elevata» malgrado il recente accordo tra Stati Uniti e Cina di “fase uno”. Nell’ultimo incontro, il Federal open market committee ha deciso – così come accaduto a dicembre – di mantenere i tassi d’interesse all’1,50-1,75% dopo che, nel 2019, erano stati fatti tre tagli di 25 punti base.

Se guardiamo invece all'attività nel settore manifatturiero statunitense, notiamo una “caduta” a febbraio. La lettura flash dell'indice servizi PMI, elaborato da Markit, è scivolata a 50,8 punti, in calo rispetto ai 51,9 punti della lettura definitiva di gennaio. Il dato è comunque superiore a quota 50, lo spartiacque tra espansione e contrazione. Tuttavia le attese erano pari a 51,5 punti.

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