LINCOLN
Abraham Lincoln (Daniel Day-Lewis): «Una bussola ti indica il nord dal punto in cui ti trovi, ma non può avvertirti delle paludi, dei deserti e degli abissi che incontrerai lungo il cammino. Se nel perseguire la tua destinazione ti spingi oltre, non curante degli ostacoli, e affondi in una palude... a che serve sapere il nord?»
Citazione tratta da Lincoln, film del 2012 diretto da Steven Spielberg.
Tra inflazione, tensioni geopolitiche e il protrarsi della pandemia, il cammino dell’economia nel 2022 si preannuncia irto di ostacoli. Ed è qui che il ragionamento di Abraham Lincoln entra in gioco: esiste qualcuno che può avvertire «delle paludi, dei deserti e degli abissi» che si incontreranno lungo il percorso? Gli analisti e le istituzioni finanziarie fanno del loro meglio per anticipare tutti i potenziali pericoli e, anche se si tratta di previsioni fallibili, è meglio valutarle con attenzione. Altrimenti, procedendo non curanti degli ostacoli,aumenta la possibilità di affondare in qualche palude.
«Tra un paio di mesi avremo nuove previsioni economiche, che potrebbero essere diverse da quelle attuali, e a quel punto potremmo dover riconsiderare la nostra tabella di marcia sull’orizzonte di tre anni». Lo ha affermato Christine Lagarde, presidente della BCE, durante un incontro virtuale tra economisti e banchieri centrali, organizzato dal World Economic Forum la settimana scorsa. E a impattare sulle prossime analisi sarà, in primis, l’inflazione. A dicembre infatti è stato registrato, nell’eurozona, un incremento annuale del 5%, dopo il +4,9% del mese precedente. La componente energetica è stata quella a più rapida crescita (+25,9% ri- spetto a dicembre 2020 e +0,4% rispetto a novembre 2021). Se i «criteri indicati nella nostra forward guidance per procedere a un inasprimento della politica monetaria e dei tassi fossero più avanti soddisfatti, agiremo», ha quindi chiarito Lagarde. Tuttavia, stando ai verbali della riunione del Consiglio direttivo dello scorso 16 dicembre, l’Eurotower non vede questo scenario all’orizzonte, «almeno non al momento».
Comunque, nonostante le incertezze economiche, la numero uno della Bce ha ribadito che l’andamento dell’inflazione dovrebbe normalizzarsi nel corso del 2022, per approdare al di sotto dell’1,8% nel 2023 e nel 2024. Ma l’istituto – per evitare di cadere in qualche palude lungo il cammino – rimarrà «dipendente dai dati e paziente». Lagarde si è poi soffermata sulle differenze tra Eurozona e Stati Uniti, le cui economie sono in due fasi del ciclo diverse. Per la numero uno della Bce, la domanda e il mercato del lavoro nel Vecchio Continente non stanno dando segnali di surriscaldamento come negli USA, e non c’è nulla di paragonabile alla “Great Resignation”. «Penso che questi due fattori, se si guardano attentamente, indicano chiaramente che non ci stiamo muovendo alla stessa velocità ed è improbabile che sperimenteremo lo stesso tipo di aumento dell’inflazione che hanno dovuto affrontare gli Stati Uniti». Oltreoceano, infatti, a dicembre i prezzi sono saliti su base annua del 7%, ai massimi dagli anni ‘80.
Lagarde, infine, ha parlato anche dei negoziati – ancora alle fasi iniziali – all’interno dell’Unione europea per la riforma del Patto di Stabilità e Crescita. L’obiettivo è di generare un consenso ampio per approvare regole fiscali semplici, efficienti e in funzione anticiclica. Il tutto da associare alla creazione di una forma di bilancio comune, al di là del Next Generation Eu. Traguardi che sarebbero fondamentali per rispondere con maggiore incisività alle crisi economiche. E Lagarde è ottimista: «Basti pensare all’ottima accoglienza.
da parte degli investitori delle emissioni obbligazionarie della Commissione europea. C’è dunque appetito sui mercati per una maggiore integrazione europea a livello fiscale».
Nelle prossime settimane, inoltre, sarà necessario continuare a monitorare l’andamento della pandemia. Il punto sulla situazione negli USA lo ha fatto l’infettivologo Anthony Fauci: «Non si può mai essere troppo sicuri quando si ha a che fare con questo virus», ha spiegato in un’intervista alla ABC. Tuttavia si è detto fiducioso che la maggior parte degli Stati raggiungeranno un picco di casi di omicron entro metà febbraio. «Le cose sembra che stiano andando nella giusta direzione in questo momento», ha quindi aggiunto Fauci. La speranza è che le varianti future non «disturberanno la società», cioè saranno sotto il livello di controllo. Se così fosse, sarebbe un’ottima notizia sia per la salute delle perso- ne che per l’economia.