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OSTILI

Joseph Joe Blocker: «Se qui abbassiamo la guardia solo per un momento, siamo tutti prigionieri.»

Citazione tratta da Ostili, film del 2017 diretto da Scott Cooper. 

Se in vari Paesi dell’Unione europea la situazione relativa al Covid-19 è attualmente contenuta, in altre zone del mondo le dinamiche sono molto più preoccupanti. E anche nelle aree dove le condizioni sono migliori, è meglio fare attenzione. Perché «se qui abbassiamo la guardia solo per un momento, siamo tutti prigionieri», come dice il capitano dell’esercito statunitense Joseph Joe Blocker (interpretato da Christian Bale) di Ostili. Con una seconda ondata di contagi, anche le economie che stanno ripartendo rischiano infatti di tornare prigioniere del coronavirus. All’interno di tale contesto, i mercati monitorano attentamente l’evolversi dei contagi e la potenziale formazione di nuovi focolai.

In generale, secondo il bilancio di ieri della John Hopkins University, le vittime da Covid-19 hanno superato il mezzo milione mentre i contagiati sono oltre 10 milioni. Gli Stati Uniti e il Brasile sono le nazioni più colpite.

Guardando all’andamento dei mercati, nella seduta di lunedì, dopo la performance negativa dei listini asiatici (dovuta soprattutto alla paura di una nuova diffusione del virus in Cina e Giappone), le borse europee hanno beneficiato dei dati pubblicati dalla Direzione generale per gli Affari economico-finanziari della Commissione europea. In particolare, l'indice di fiducia economica nei Paesi dell'Eurozona si è attestata per il mese di giugno a 75,7 punti, contro i 67,5 di maggio. Tuttavia, nonostante il miglioramento, il risultato è rimasto al di sotto del consenso degli economisti, i quali avevano pronosticato 81,7 punti. Inoltre, nell'area della moneta unica è aumentato l'indice di fiducia delle imprese, il quale è arrivato a -21,7 punti dai -27,5 del mese precedente. Ed è cresciuto anche l'indicatore del settore servizi (-35,6 punti contro i -43,6 di maggio).

Sempre dal punto di vista macro, la settimana scorsa il Fondo monetario internazionale ha tagliato le prospettive di crescita per il 2020, prevedendo una contrazione del Prodotto interno lordo mondiale del 4,9% (la stima di aprile era pari a -3%). Il peggioramento è dovuto a «un grado di incertezza più elevato»; inoltre la pandemia di coronavirus «ha avuto un impatto sull'economia nella prima metà del 2020 più negativo di quanto previsto» e quindi la «ripresa sarà più graduale» rispetto a quanto ipotizzato in precedenza. Facendo uno zoom, per gli Stati Uniti si prevede una contrazione dell'8%, mentre per l’Eurozona del -10,2%.

Negli Usa, comunque, alcuni segnali positivi sono arrivati dal Purchase Manager Index, elaborato da Ihs Markit. I dati Pmi indicano infatti un miglioramento dell'andamento dell'economia americana e, in particolare, l'indice composito a giugno è salito a 46,8 punti contro i 37 di maggio. Ma attenzione: l'indicatore resta ancora sotto la quota dei 50 punti – ovvero la soglia che divide la contrazione dall’espansione – per il quinto mese consecutivo.

Gli operatori, inoltre, guardano (con preoccupazione) al riaccendersi delle tensioni commerciali tra Washington e Bruxelles. Il governo americano, infatti, sta pensando di imporre nuovi dazi da 3,1 miliardi di dollari sulle esportazioni dell’Unione europea. Robert Lighthizer, il rappresentante per il Commercio degli Usa, la settimana scorsa ha fatto sapere che potrebbero essere colpiti beni come olive, birre e camion. Inoltre, potrebbero aumentare le tariffe del 15 e 25 per cento su diversi di prodotti, come aerei, arance e formaggi.

Lo spettro di nuovi dazi è legato allo scontro Usa-Ue relativo ai sussidi per Boeing e Airbus. L'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) aveva già stabilito che entrambe le parti hanno sostenuto illegalmente le loro rispettive industrie aeronautiche. E nel 2019 la Wto ha autorizzato gli States a imporre dazi per un valore di 7,5 miliardi di dollari sulle esportazioni europee. Ma, ad oggi, la Casa Bianca ha sancito tariffe che coprono circa la metà del valore consentito.

A breve, l’Organizzazione mondiale del commercio dovrebbe inoltre confermare i dazi europei sui prodotti statunitensi (Bruxelles ha chiesto di introdurre tariffe fino a 11,2 miliardi di dollari). Anche sui rapporti commerciali, insomma, è meglio non abbassare la guardia, o si finirà prigionieri dei dazi.

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